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al testo di Amina Narimi
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ricomponi la cavità scalza della solitudine della conca dei suoni a sera nella stanza dove arrivano i rumori nella liberazione del riparo la gravità dei piedi al cuore orizzontale si frange nella quotidiana profezia che conta la vicinanza percorribile a guadare. i dintorni della verità -tenendo la corda appesa a un cielo che singhiozza condiviso sulle labbra ancora umide di miele- si sciolgono mentre schiocca nella bocca soffre l’aria che esce fino a nascere in un altro fiato suono primitivo vergine come i rumori dell’infanzia il profilo notturno appare e piove ammorbidendo briciole di pane secche dalle ore lunghe del giorno
Resto lì. e so di essere. chissà dove
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